123 anni di Fiom Cgil – Livorno Fortezza Vecchia 14 Giugno 2024

Questo il nostro intervento durante l’anniversario della nascita della Fiom Cgil alla Fortezza Vecchia a Livorno

Chi siamo e perchè siamo nati nel 1998.

E’ importante la cultura della sicurezza ed è tanto il lavoro corposo che facciamo su questo nelle scuole e fuori con tanti strumenti (laboratori sulla percezione del rischio, sport, musica, libri, fotografia, teatro,ecc)
Ma questa mancanza di cultura della sicurezza sta diventando un alibi imprenditoriale, istituzionale, politico e sindacale per colpevolizzare le vittime e nascondere le ragioni del profitto e del risparmio spesso alla basi di queste tragedie.
La morte di un lavoratore non è come un guasto a un macchinario come la sicurezza non è separabile dal contesto lavorativo.
Pene più severe, più controlli, più formazione sono i tasti più battuti e anche noi ci insistiamo. Ma ci chiediamo quanto pesino invece, altri fattori come l’allungamento
della vita lavorativa, leggi che rendono il precariato sempre più ampio e più a norma, il fare impresa deregolamentato partendo dagli appalti.
I controlli sono decisivi e salvano vite, ma anche qui c’è un problema a monte. Un problema serio: la cultura politica, di gran parte dell’arco costituzionale è ostaggio del concetto di centralità dell’impresa al punto da lasciarle mano libera. E allora bisogna lottare anche per questo se vogliamo proteggere la vita.
La formazione è fondamentale, ma se continueremo ad allungare la vita lavorativa, mandando le persone in pensione sempre più tardi, non ci siamo. L’età sempre più alta di chi muore sul lavoro, quindi lavoratori “più formati” e con più esperienza, ci dice che la lotta per andare prima in pensione è una lotta per proteggere la vita.
E’ forte la frustrazione nel vedere l’impunità. Il reato di omicidio sul lavoro può essere un deterrente.
Ma Abolire il Jobs Act probabilmente sarebbe più efficace e più importante. Perché la lotta al precariato è lotta per la vita.
Sentiamo dire che i lavoratori sono i primi a non rispettare le norme. É vero, capita. Ma vi chiedo, esiste in concreto il diritto a rifiutare lavori pericolosi in un panorama fatto di precarietà, deregolamentazione, assenza di diritti, con rapporti di forza sproporzionati, come si fa a scaricare la responsabilità su un singolo lavoratore che, per paura di perdere il posto, accelerare i tempi, accetta di lavorare senza defense. A Piombino chiamiamo defense quelle protezioni che a volte ci sono nei macchinari. E allora qualsiasi norma che sposta potere dai lavoratori all’impresa, mette a rischio la vita. I lavoratori hanno bisogno di più “defense” nel senso più ampio. Dobbiamo rafforzare il diritto di dire No.
No, questo lavoro non lo faccio perchè è pericoloso. E nessuno può licenziarmi, mobbizzarmi , impormelo perchè gli strumenti legali per proteggermi ci sono. Perchè c’è un sindacato dalla mia parte. Che non baratta ambiente, salute e sicurezza da un lato, con un’occupazione purchessia, Che non contratta accordi che premiano la mancanza solo formale di infortuni, incentivando l’omissione, le mancate denunce. Ma semmai sottoscrive accordi che premiamo la segnalazione di mancati infortuni. Un sindacato che si batte per salari adeguati e un fisco meno punitivo con chi ha meno, rendendomi meno ricattabile. Che non demonizza il confronto e non si barrica nell’autoreferenzialità.
Infine, un lavoratore non è un asset, un bene aziendale da valutare in termini di costi e benefici. E’ una persona. Chi muore per il lavoro non è un numero. E’ una persona. Abbiamo una mostra itinerante che si chiama proprio Non numeri ma persone, parole e immagini di chi ha perso la vita sul lavoro. Il prossimo allestimento, il 101 dal 2009, sarà a Viareggio per l’anniversario della strage di via Ponchielli. E ’uno di nostri strumenti per seminare. Diciamo che se in un anno riuscissimo a salvare anche una sola vita, avremmo raggiunto un obiettivo grande.
#lavorousciamonevivi